Non sono uno che conta, in compenso sono uno che legge. E leggerei anche di più se non avessi il vizio di rileggere le cose che mi sono piaciute particolarmente.
Qualche volta ho riletto per necessità, ad esempio nel caso di alcuni audiolibri e questo perché magari non ne avevo di nuovi sotto mano. Altre volte per puro piacere. Ci sono libri che ho riletto per intero, non sono molti ma ci sono. Mi vengono in mente L’accademia dei sogni di Gibson, Il fu Mattia Pascal di Pirandello, Cecità di Saramago, Lunar Park di Ellis, Lettera al padre di Kafka, o ancora Uscita per l’inferno di King, quest’ultimo un libro non amato dall’autore e con il quale ho tuttavia un legame speciale; trovo che sia a suo modo un libro perfetto, contiene uno dei personaggi più complessi e meglio caratterizzati che io conosca.
Qualche volta ho riletto per necessità, ad esempio nel caso di alcuni audiolibri e questo perché magari non ne avevo di nuovi sotto mano. Altre volte per puro piacere. Ci sono libri che ho riletto per intero, non sono molti ma ci sono. Mi vengono in mente L’accademia dei sogni di Gibson, Il fu Mattia Pascal di Pirandello, Cecità di Saramago, Lunar Park di Ellis, Lettera al padre di Kafka, o ancora Uscita per l’inferno di King, quest’ultimo un libro non amato dall’autore e con il quale ho tuttavia un legame speciale; trovo che sia a suo modo un libro perfetto, contiene uno dei personaggi più complessi e meglio caratterizzati che io conosca.
Ci sono anche quelli che sono in coda per la rilettura, ad esempio Mattatoio
numero 5 di Vonnegut, di cui stranamente non ricordo nulla o Uccelli di rovo di McCollough, che ha l’inconveniente
di essere lungo davvero, ho provato a rileggerne solo alcune parti ma a distanza di anni dalla prima volta la memoria non mi ha assistito, dovrei riprenderlo dal principio e l'intero romanzo è un’impresa titanica.
Poi ci sono quei libri di cui ho riletto molte volte solo alcune parti, anche solo un particolare capitolo. A volte la rilettura di singole parti
avviene per caso: inizio ad esempio a mettere ordine nella libreria e l’occhio
mi cade su un titolo, apro il libro e mezz’ora dopo sono ancora in piedi di
fronte alla libreria, completamente immerso nelle pagine. Per questo ho una
libreria molto disordinata. Succede anche a casa di mio padre, dove tengo i romanzi pre-università. In quei casi la rilettura si porta dietro un gusto
dolciastro di strana nostalgia. Strana perché non ho certo nostalgia del
periodo pre-università.
In altre occasioni rileggere è una azione
consapevole di carattere tecnico, aiuta a snidare un dettaglio che prima ti era
sfuggito, una finezza stilistica sulla quale eri passato frettolosamente. Del
resto per scrivere un libro ci vogliono mesi o anni, è impossibile che una sola
lettura possa bastare. La maggior parte
delle volte serve, invece, a riassaporare,
magari nel tentativo di riprodurre come un tossico le sensazioni della prima
volta, ma non funziona quasi mai, qualunque tossico ve lo può confermare.
Rileggo
anche i fumetti: gli esempi più
eclatanti contano un numero di riletture davvero imbarazzante, molti degli albi di Napoleone di Ambrosini, per dire, li
ho letti e riletti negli anni sempre con grande trasporto complici anche i
disegni non di rado splendidi; Un'estate
Indiana di Pratt e Manara ed Elektra: Assasin
di Miller e Sienkiewicz sono spaginati e scollati per le troppe riletture.
I film sono arrivati molto dopo i
libri e parecchio dopo i fumetti ma
non sono sfuggiti al meccanismo della ripetizione, anzi, lo hanno rafforzato. Non conto più i film che ho rivisto in sala a distanza di pochi giorni, con la scusa di accompagnare un amico (il record è Sin City, quattro volte in un mese). Per
i film il mio accanimento è ancora maggiore, persino più metodico, quasi
scientifico, e si tratta di un interesse genuino perché se di tanto in tanto
posso anche dilettarmi nella scrittura illudendomi di guardare all’esempio dei
Grandi, di sicuro non mi capiterà mai di dirigere un film (però mi piacerebbe).
Eppure guardo anche i contenuti speciali, i dietro le quinte, ne sono avido. Alcuni
film li ho rivisti anche un decina di volte, e per alcune particolari scene mi
vergogno d’ammettere di aver superato questo numero.
Rileggere o rivedere ha un che di
maniacale, lo riconosco, ma secondo me ha un suo senso. Il problema, semmai, è
che nel frattempo escono altri libri, altri fumetti, altri film e bisogna
comunque tenersi al passo. Il sistema va in crash nel momento in cui si
scontrano due fatti oggettivi: da un lato l’accumularsi di nuovi libri e nuovi
film che potrebbero, potenzialmente e in seguito, diventare oggetto di
rilettura, dall’altro il sempre minor tempo a disposizione. Verrebbe da
osservare quanto possa essere folle tornare sul vecchio mentre il nuovo cresce a
dismisura e praticamente non gli si sta dietro.
Nondimeno credo che rileggere o
rivedere sia un modo per riconoscere ad un libro, un fumetto, un film il suo
reale valore di opera d’arte; l’alternativa sarebbe consumarlo e archiviarlo,
che è l’equivalente di ingoiare ed evacuare: potrei certamente leggere di più e
vedere più film se di tanto in tanto non mi prendesse questa strana voglia di
tornare sui miei passi. Credo che alla base ci sia l’eterna contrapposizione
della quantità contro la qualità. E la qualità, lo sappiamo, è sempre un ottimo
argomento quando la quantità ti crea problemi.
Per fortuna non ho fretta.
Immagino sia voluta la citazione di Kant, il quale sosteneva che la vita è una "coazione a ripetere" orientata alla morte, visione forse un pò pessimistica ma in effetti secondo il filosofo nella vita ripetiamo molto, rifacciamo e rifacciamo molte cose quotidianamente.
RispondiEliminaCiao Allez :)